ADBlue, come Ridurre le Emissioni del Camper

La lotta all’inquinamento si fa sempre più serrata. Con l’arrivo della versione Euro 6d-Temp del Ducato Fiat le basi meccaniche dotate di sistema ADBlue sono praticamente la totalità delle nuove immatricolazioni. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta

La ricerca di soluzioni che rendano i propulsori sempre meno inquinanti ha spinto tutte le case a sperimentare soluzioni via via più sofisticate. Per i motori diesel la ricetta ormai universalmente adottata è quella dell’applicazione dei sistemi ADBlue per l’abbattimento dei gas di scarico inquinanti. Fiat, che come sappiamo fornisce la base meccanica a circa i tre quarti della produzione europea (e non solo) di camper, ha aggiornato il suo celeberrimo Ducato alla più recente normativa in materia, presentando a luglio la versione Euro 6d-Temp dotata di serbatoio separato per l’ADBlue da rifornire ad intervalli regolari con un proprio bocchettone. A partire quindi dagli autocaravan prodotti per la stagione 2020 che abbiamo appena visto alle fiere di fine estate, e quindi per le immatricolazioni che iniziano in questi mesi, praticamente tutti i camper sono e saranno dotati di questa tecnologia, che permette di superare gli attuali limiti di inquinamento della norma di omologazione Euro 6 nella ultima declinazione; le altre case, in particolare Ford, l’altra base meccanica più diffusa che equipaggia i camper attuali, avevano già adottato tale sistema già dalla penultima versione degli Euro 6 nelle stagioni precedenti. 

 

Cos’è l’ADBlue

Chiariamo subito che il nome ADBlue, usato per consuetudine, è in realtà un marchio registrato dalla VDA (acronimo di Verband der Automobilindustrie, l’associazione tedesca dei costruttori di veicoli). La denominazione tecnica dell’ADBlue è AUS 32 (ossia Aqueous Urea Solution), una soluzione composta al 32,5% di urea e acqua demineralizzata per la restante parte.

Una soluzione può chiamarsi AdBlue quando rispetta le condizioni della specifica ISO 22241, deve contenere una concentrazione precisa di urea tecnica e soprattutto rispettare dei rigidi parametri qualitativi che regolano i contenuti di metalli, calcio e altre componenti che, se presenti in quantità eccessive, comporterebbero danni irreparabili per i catalizzatori dei sistemi di scarico. L’ADBlue è un composto non tossico, non infiammabile e non pericoloso da manipolare ma la soluzione può essere corrosiva per alcuni metalli e deve pertanto essere stoccata e trasportata utilizzando materiali appropriati. L’ADBlue è detto anche Def, sigla che sta per Diesel Exhaust Fluid, sul mercato americano.

Come funziona l’ADBlue

L’ADBlue viene immagazzinato sul veicolo in un suo apposito serbatoio e rabboccato attraverso un bocchettone che generalmente è affiancato a quello del carburante. Viene nebulizzato attraverso una pompa e il relativo iniettore, che agiscono sulla base di parametri forniti da vari sensori e collegati all’elettronica del motore, a valle del filtro antiparticolato (meglio noto come FAP), nel catalizzatore dedicato (con tecnologia SCR, sigla per Selective Catalytic Redduction, di cui sono equipaggiati i motori omologati Euro 6) e, alle temperature elevate della marmitta, si trasforma in ammoniaca e anidride carbonica con funzione di reagente chimico. L’ammoniaca converte gli ossidi di azoto (NOx) in azoto e vapore acqueo, riducendo fino al 90% le emissioni di ossidi di azoto dagli scarichi dei motori Diesel fino al 90%. A monte di tutto questo sistema, che occupa la parte finale del sistema di scarico, il catalizzatore classico e il filtro antiparticolato hanno già abbattuto gli altri agenti inquinanti dopo l’uscita dei gas di scarico dal motore. 

Come gestire l’ADBlue

La soluzione di urea ed acqua demineralizzata che forma l’ADBlue deve essere tassativamente versata nel serbatoio dedicato, prestando particolare attenzione che questo non venga inquinato da altre sostanze. Anche per il rifornimento e/o il travaso, in caso si effettui personalmente dalle taniche, tutti gli strumenti utilizzati devono essere perfettamente puliti e soprattutto privi di polvere per non contaminare la soluzione; a tal proposito, è importante che per pulire le attrezzature necessarie sia usata esclusivamente acqua demineralizzata. Come regola di buon senso, è opportuno conservare le taniche di ADBlue al riparo da luce e fonti di calore, stoccandole a temperature inferiori ai 30 gradi e superiori ai -10. L'AdBlue conservato correttamente ha una vita minima di 12 mesi e solo in caso di conservazione a temperature stabilmente superiori ai 30 gradi la vita media si riduce (6 mesi a 35 gradi). Il congelamento dell'AdBlue avviene raramente in quanto è necessaria una temperatura di -11 gradi. In ogni caso, lo stato di congelamento anche ripetuto nel tempo, non provoca alcun effetto negativo sulle caratteristiche e qualità del prodotto anche se, ovviamente, in caso si sia ghiacciato l’ADBlue il motore non parte finchè la soluzione non sarà tornata allo stato liquido.

Reperibilità e costi

Man mano che si sono diffusi i motori che necessitano dell’ADBlue, la reperibilità sul mercato è andata migliorando fino a raggiungere oggi una capillarità pari quasi a quella dei carburanti: praticamente, infatti, quasi ogni distributore stradale dispone dell’ADBlue, se non proprio della colonnina erogatrice (che rende molto più facile il rifornimento), sicuramente delle taniche da acquistare. In ogni caso, è ormai facile trovare la soluzione anche presso autoricambisti, ferramenta e simili, oltre che ovviamente anche in rete. Il costo medio oscilla tra i 15 e i 20 euro per una tanica da 10 litri.

La qualità

I sistemi catalizzatori SCR sono molto sensibili alla qualità dell'AdBlue utilizzato. Pertanto, è molto importante che l’ADBlue usato sia di qualità che corrisponda alla specifica ISO 22241, inoltre non deve essere contaminato durante il trasporto, la manipolazione o la conservazione. Infatti, gli eventuali danni che possono riscontrarsi, dovuti alla presenza di calcio (e depositi di calcare) o metalli non sono immediatamente visibili, ma si riscontreranno nel lungo periodo, dopo migliaia di chilometri, con il possibile intasamento o danneggiamento degli iniettori ma anche del catalizzatore SCR, “avvelenato” da metalli non compatibili. Questi problemi possono costringere ad una prematura sostituzione di questi componenti, molto onerosa.

Non restare senza!

Una volta verificato nell’uso quotidiano il consumo, che può variare in funzione del motore, dello stile di guida e del carico, è importante mantenere sempre un certo livello di soluzione ADBlue nel serbatoio specifico poiché, in caso di esaurimento, la legislazione europea sancisce che non sia possibile avviare il motore. In ogni caso, le indicazioni sul cruscotto inviate da sensori appositi sono molto esplicite e ricordano di quanto ADBlue ancora disponiamo e per quanti chilometri, con avvisi via via più perentori, fino al blocco del motore. Il consumo di ADBlue varia in base a diversi parametri: come indicazione media, in base alla richiesta della centralina del motore e con specifici settaggi di funzionamento e temperatura, che variano da motore a motore, viene iniettata una quantità tra il 3 e il 5% di soluzione rispetto al gasolio consumato. Il rabbocco dell’ADBlue avviene quindi con intervalli di tempo molto dilatati, che possono arrivare anche a 10.000 chilometri, in funzione del consumo medio e della capienza del serbatoio apposito. Ovviamente, in caso di lunghi viaggi in zone lontane e poco servite, sarà molto opportuno avere una tanica in più di ADBlue di scorta! 

 

Alessandro Cortellessa