Trieste l'abbraccio del mare

È la porta d'ingresso verso l'Oriente dei Balcani, e rappresenta, da sempre, un incrocio di culture e diversità. Contenute come in una matriosca, qui tradizioni austriache, italiane e slave, si orchestrano in un'armonia rara che solo le città marinare possono vantare

Arrivare a Trieste durante le belle giornate è un'esperienza purificante, quando il cielo è terso, cromato di quell'azzurro triestino, spazzolato dai venti della Bora, che oggi ci spingono letteralmente all'affaccio angelico e maestoso sulla piazza dell'Unità d'Italia. Con tutto il mare che ci abbraccia, la piazza, il cui nome in sole tre parole dice più o meno tutto della storia politica di questa città, vive da sempre il suo quotidiano fra mare e urbe, sospesa sul Golfo di Trieste come una terra piatta, dalla quale ci si allontana salpando dal famoso Molo Audace. 

Piazza dell'Unità 

d'Italia sfida la tradizione austriaca

Questa agorà è nel suo genere la maggiore d'Europa, e racchiude alcuni degli scorci più belli della città, come il Palazzo del Llyod triestino che risale alla Belle Époque, la fontana settecentesca dei Quattro Continenti, oppure il palazzo della Luogotenenza austriaca, progettato nel 1905 da Emil Artmann. Se vi girate verso la terra con il mare alle spalle, si vede l'imperatore Carlo VI d'Asburgo che, scolpito nella pietra, pare indicare quel porto che proprio lui volle franco. Ma a Trieste il cinque ottobre del '54, quando la città ritornava italiana, la piazza era gremita di una folla umana infinita, tanto unita perché forse austriaca in realtà non si era mai sentita fino in fondo, o forse perché timorosa dell'avanzata del socialismo jugoslavo. Fortunatamente i se e i ma della storia, svaniscono di fronte al bello imperituro della città, e le sorprese architettoniche della piazza si aggiungono ai nostri occhi come le figure di un castello di carte. Ecco il palazzo Pitteri, è il più vetusto della piazza e risale alla fine del Settecento, sembra sfidare gli altri edifici romantici: palazzo Stratti (1839), sede dello storico caffè degli Specchi, e il palazzo Modello, il cui fianco conduce alla liberale piazza della Borsa, "secondo salotto buono cittadino".  

L'abbraccio del mare è l'indimenticabile memoria con cui torniamo a Trst -questo è il nome della città in serbo-croato- a bordo di un furgonato di produzione slovena. Il nostro è un week-end di 36 ore, per un itinerario che, oltre Trieste, ci introduce a suo modo verso l'Oriente bizantino, i Balcani austro-ungarici, ed è forse l’occasione migliore per raccontare la storia d'Italia ai nostri figli. Da Piazza dell'Unità attraverso il Borgo Teresiano si arriva al Canal Grande, navigabile si getta a mare liberandosi dal Porto Vecchio che inquadra le sue acque fin da metà del Settecento, anno in cui l'architetto veneziano Matteo Pirona lo aveva progettato. Al Canal grande si accede anche dai due ponti, Rosso e Verde sono i loro nomi, il primo risale a metà del Settecento, il secondo invece prese a unire le due sponde nel mezzo del Canale, circa un secolo più tardi.  

Dunque la Slovenia, la Croazia e poi subito Trieste, città di tradizione indipendente, e di frontiera di quel territorio cuscinetto del Friuli Venezia Giulia. Annessa al Regno d'Italia con il Trattato di Rapallo nel 1920, persa con il sangue delle invasioni tedesche e jugoslave durante le grandi guerre, e ridivenuta, solamente in parte, italiana nel 1954 con il Memorandum di Londra, siglato insieme agli alleati. Trieste che già premeva di unirsi per completare la spalla orientale dei confini italiani, fin dal Risorgimento, malgrado i cinque secoli di dominio austriaco, le brevissime venute napoleoniche e le successive pressioni jugoslave volute da Tito. 

Lingue antiche tra Caffè e Prosecco 

Spesso altissimi, vuoi perché di origini slave e illiriche, vuoi perché cestisti di fama del canestro, sono molti triestini, il cui dialetto, diceva un celebre conte austriaco, "non viene capito dagli italiani". È così, come quando nei caffè il viaggiatore è obbligato a domandare: "Ma che lingua parlate?" 

I buoni caffè, di cui è orgogliosa Trieste che vanta una tradizione esportata globalmente in un brand di successo, quello della nota famiglia Illy, il cui capostipite era, guarda caso, nato in territorio austro-ungarico. Caffè e prosecco, tanto prosecco che in provincia c'è anche una città che si chiama Prosecco; si beve rigorosamente all'aperitivo per celebrare un "rituale" che è stato ricordato recentemente anche dal New York Times. Perciò le bevande a Trieste si gustano nei tanti caffè, curati e antichi, che portano il viaggiatore a vivere il bel agio di ritrovi dal gusto austriaco, arredati in stile Liberty, come L'antico Caffè torinese. Alcuni sono gli stessi dove Italo Svevo fumava le sigarette della "Coscienza di Zeno”, altri quelli di James Joice, autore di Gente di Dublino, che a Trieste aveva vissuto dieci lunghi anni, descrivendola peraltro nel suo"Ulisse". C’è una statua di bronzo su Ponterosso, a cavallo del Canal Grande, che lo ritrae mentre passeggia, le mani in tasca alla giacca, il papillon che spunta dal collo. 

Il Castello di Miramare

Il castello bianco, come nelle fiabe, bellissimo, domina l'alto Adriatico dal golfo di Trieste, nelle sue forme tutte ottocentesche ma di stile neo-medioevale. A volerlo, nel 1855, fu l'arciduca d'Austria, Massimiliano d'Asburgo-Lorena, che desiderava viverci con la moglie, Carlotta del Belgio. I sogni di questa meraviglia architettonica sono contornati da un parco di 22 ettari, dove il duca amava piantare tante delle particolarità botaniche esotiche che collezionava durante i suoi viaggi in giro per il mondo. Per il mondo Massimiliano ci aveva perso anche la vita, fucilato in Messico in piena guerra civile, perché restio ad ascoltare gli ordini di Napoleone III, che precedentemente lo aveva incoronato imperatore di quelli con il sombrero. Anche il Carducci aveva pianto la scomparsa di Massimiliano, in una poesia degna della maledizione di Montezuma che canta glorie e sventure del duca-imperatore dei successori degli Aztechi. La sua nobile passione del viaggio e della botanica, hanno comunque contribuito all'abbellimento dei giardini all'italiana del Castello di Miramare, le cui terre si trasportavano dalla Stiria e dalla Carinzia, poiché il castello, e i suoi spazi adiacenti, erano stati adagiati direttamente sul promontorio roccioso di Grignano

Gli interni del castello sono un'esperienza Reale da vivere a fondo, gli arredi sono quelli originali, e c'è qualche turista che per immedesimarsi meglio nella visita, si atteggia vestito di tutto punto sfoggiando baffi arrotolati come in epoca vittoriana. Vediamo le sale di rappresentanza, gli appartamenti privati, i mobili stupendi e i tanti quadri che raffigurano i profili della genealogia degli Asburgo. Venti le stanze, che c'invitano a scoprire addirittura quelle più intime del duca d'Asburgo, che non faceva che riposare nella sua camera da letto degna di un capitan Nemo, visto l'arredamento marinaro e simile a quello delle cabine delle navi. Vasta e slanciata, dorata con gli arazzi rossi rubino, è invece la "Sala del trono" da cui pendono gli splendidi lampadari. Chiudete gli occhi e immaginatevi in un valzer di Strauss. 

Fuori dal castello ci sono da vedere anche i boschi, la casetta svizzera, il lago dei cigni e le scuderie, oggi adibite a sale da esposizione. Il castelletto di Miramare è invece una villa munita di una torretta merlata, ubicata a pochi passi dal porticciolo di Grignano. La si chiamava “Casa del giardino” (Gartenhouse) e aveva ospitato i Reali durante le fasi di finitura dell'opera magna. Qui Massimiliano aveva ordinato qualche tocco architetturale di stile ottomano e lui stesso, si dice, riceveva gli ospiti avvolto in vesti orientali bevendo caffè turco. Si dice anche che la moglie Carlotta trascorresse qui gli ultimi anni della sua vita in preda ai deliri, che la colsero in seguito alla morte del marito. Non distante dal castelletto c'è il Faro della Vittoria, che capeggia sul Golfo, liso dalla salsedine che impregna le pietre istriane e carsiche di cui si compone. Il faro lo si volle non solo per l'orientamento delle navi dirette a Trieste, che vanta uno dei porti più importanti d'Europa, ma soprattutto per fungere da memoriale dei caduti della Prima guerra mondiale. 

La grotta Gigante 

Per quelli che poi l'aristocrazia e le sue storie anche no, vicino a Trieste c'è l'opportunità di un must, un viaggio geologico che ci porta in qualche modo più vicini al centro della terra nella grotta Gigante, sull'altipiano del Carso a pochi chilometri da Trieste. Siamo a vedere le ossa nude della terra, nei grigi umidi delle stalagmiti che s'innalzano come enormi proboscidi dal pavimento della grotta, oppure si susseguono, ripetute e sottili come le canne di un organo. La grotta ha solo dieci milioni di anni, ed è da immaginare metaforicamente simile a un'alpe concava capovolta, fatta di rocce carsiche e in parte dolomitiche. Tre gli accessi (di cui uno particolarmente agevole e dotato di ampie scalinate), tutti conducono alla grande caverna alta quasi 100 metri e ben illuminata. 

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APPUNTI DI VIAGGIO

Per arrivare

Si prende l'autostrada A4 verso Trieste, uscita Trieste, seguire le indicazioni per il centro storico. Per raggiungere il castello Miramare, dalla A14 uscita Monfalcone Est e seguire l'uscita Sistiana, poi le indicazioni per Grignano Mare e Castello di Miramare. Per la grotta Gigante, dal centro di Trieste si percorre la superstrada in direzione Venezia, uscita svincolo Prosecco per poi seguire le indicazioni “Grotta Gigante"

PER LA SOSTA

Trieste. Area di parcheggio Bovedo, su Viale Miramare, gratuita con 20 posti riservati ai camper. Dista 10 minuti di camper da piazza dell'Unità. Illuminata, videosorvegliata, gratuita, sempre aperta. Non sono presenti servizi di alcun genere. L'area, di proprietà comunale, è posta a pochi metri dalla banchina del club nautico. GPS: Lat.45.677022 Long.13.754094

Grotta Gigante. In loco è presente un ampio parcheggio gratuito non custodito. La sosta dei camper è consentita, tuttavia l’area non è attrezzata. GPS: Lat.45.7358 Long. 13.7471

Castello Miramare. Parcheggio a pagamento in via Massimiliano e Carlotta, 5 (TS), utilizzabile gratuitamente per la sosta di sera e la notte. GPS N 45.706300, E 13.713430

INFORMAZIONI UTILI

Trieste: Il punto informazione (www.turismofvg.it) è ubicato in Via dell'Orologio 1, angolo Piazza Unità d'Italia.

Castello di Miramare: 

www.miramare.beniculturali.it

L'ingresso al parco del museo è libero tutto l'anno, accesso al castello: 8 euro, ridotto 2 euro. È possibile prenotare l’ingresso al Castello di Miramare chiamando il numero: 041.2770470. Nel caso di richiesta di guida turistica o operatore didattico da parte di gruppi o scolaresche (min. 10- max. 25 persone), la prenotazione va effettuata almeno 15 giorni prima. Apertura tutti i giorni dalle 9 alle 19, escluso il giorno di Natale e il Primo dell'anno.

Grotta Gigante: www.grottagigante.it

La grotta è visitabile ad ogni ora solamente con visita guidata, per ragioni di sicurezza i turisti non potranno in alcun caso accedere da soli alla grotta. Gli orari potranno subire variazioni in base all’affluenza, al periodo o in caso di eventi programmati all’interno della grotta. Giorno di chiusura settimanale lunedì (esclusi i festivi). Periodo luglio ed agosto aperto tutti i giorni. Tel.: +39 040 327 312. Biglietti: a persona 12 Euro, ridotto 9 euro, bambini 1 euro, ragazzi fino ai 16 anni 8 euro. 

Andrea G. Cammarata