Siamo troppo informatizzati? | L'arte di viaggiare

L’informatizzazione esasperata spesso toglie il piacere della scoperta. Provate a progettare il tragitto solamente con le carte stradali e usate il Gps solo come emergenza: vedrete che il viaggio avrà un sapore più dolce.

camper camperlife rivista camperistiÈ una domanda che mi faccio spesso e la recente vicenda di Facebook l’ha resa ancora di più di attualità. Basandomi sulle mie conoscenze dell’informatica e sull’uso che ne ho fatto in passato e ne faccio tuttora, mi sento di dire che non è ancora eccessiva, ma è piuttosto il genere umano che si è lasciato prendere la mano da questo strumento e spesso lo usa non appropriatamente. In questa sede non voglio dissertare sui motivi che ci inducono a servircene così assiduamente ed anche a sproposito. Questo compito lo lascio ai sociologi e agli psicologi.

Io desidero solamente capire il motivo per cui è entrata nel mondo camperistico e continua a rimanerci, nonostante lo spirito del turismo itinerante dovrebbe avere poco a che fare con l’informatica o, perlomeno, con certi aspetti della vacanza in libertà, come potrebbe essere la progettazione di un percorso, dove la mente umana dovrebbe essere l’intelligenza che decide, mentre quella artificiale (leggi Gps) bisognerebbe limitarla al ruolo di coadiuvante nei casi più difficili: attraversamento di grandi città, ricerca di un indirizzo, di un’area sosta, di un campeggio, di un parcheggio, etc.

A prescindere dalle situazioni paradossali e magari anche di pericolo che si vengono a creare quando si lascia troppa autonomia al Gps (io ho fatto quest’errore e mi sono trovato quasi incastrato in un sottopasso), l’intelligenza artificiale toglie il piacere del tracciare la rotta che corrisponda alle aspettative dell’intero equipaggio e del lavoro di preparazione che si fa a monte, come può essere la ricerca di strade panoramiche che attraversano una determinata località o ricche di aree per il pic-nic. Insomma, tutte quelle piccole cose che possono rendere più piacevole la marcia. Il tragitto non deve essere esclusivamente inteso come il raggiungimento di una meta, ma deve anche rendere gradevole il tempo che si passa in movimento.

I Gps, per quanto siano evoluti e per quanto siano ricche le opzioni di programmazione, non avranno mai la flessibilità e il desiderio del bello della mente umana, per cui tenderanno sempre a scegliere un percorso basato su dei parametri piuttosto rigidi. Naturalmente il concetto che ho cercato di esprimere non si applica nella totalità dei casi. Se il tempo a disposizione è poco, è certamente più conveniente farsi guidare dallo strumento che, se ben programmato, ci farà fare il percorso più rapido, ma se la vacanza si protrae nel tempo non ha senso privarsi del piacere della scoperta, e la vecchia e cara carta stradale è ancora oggi lo strumento ideale per assicurare al viaggiatore l’ebbrezza di sentirsi scopritore di nuovi mondi.

Certo che, in un periodo in cui la tecnologia avanza a passi da gigante, può sembrare un sintomo dell’oscurantismo utilizzarla in modo marginale e preferirle strumenti quasi preistorici. In realtà non è così e questo scritto non vuole essere un atto d’accusa verso tutto ciò che riguarda l’informatica, vuole semplicemente far notare che, se diamo libero sfogo alla nostra intelligenza, magari riusciamo a captare cose che altrimenti ci sfuggirebbero. Oramai, ciò che sto per dire è diventato un aforisma trito e ritrito, ma sempre valido: il viaggio non comincia nel momento in cui ci sediamo sul nostro camper, ma quando lo si concepisce ed è ancora allo stato embrionale. Buon viaggio a tutti! 

 

 

Roberto Serassio