Le fave di Fratte Rosa | De Gustibus

Lo so, non è il periodo giusto. Ma mi sono fatto furbo a maggio e ho messo sotto vuoto e congelato delle bellissime fave fresche di Fratte Rosa, ridente paesino sulle colline della provincia di Pesaro, e oggi me le scongelo e ci faccio un bel risotto. Ma cosa sono questi legumi? Scopriamolo insieme.

In questa rubrica vi voglio parlare di questo prodotto e di un'iniziativa molto importante ad esso collegata, che coinvolge altri 200 prodotti circa su tutto il territorio nazionale. Innanzitutto voglio subito farvi capire che differenza c’è tra questa fava e le altre. La fava di Fratte Rosa si riconosce velocemente dal fatto che i suoi baccelli sono di norma molto più corti di quelli classici e contengono al massimo 3/4 semi di dimensioni ragguardevoli. Crescono in piante che raggiungono circa gli 80 cm. Essendo i baccelli piccoli e quindi leggeri, la pianta tende a non piegarsi troppo per via del peso dei suoi frutti.

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E se la trovassimo nel piatto già sgusciata senza vedere il suo baccello come la riconosceremmo? Il suo sapore è incredibilmente più dolce rispetto alle solite fave, la buccia è molto più morbida e il sapore è molto più persistente al palato… io la definisco una fava da gourmet! Perché questo prodotto è così importante? Perché grazie a un ristretto numero di persone che si sono ritrovate intorno a un tavolo 18 anni fa questa fava ha evitato l’estinzione. All’epoca non rimaneva che una manciata di semi disponibile e queste persone si sono impegnate per porre rimedio alla situazione.

Grazie alla collaborazione con alcune associazioni e università delle Marche e Slow Food per ultimo, il seme è stato riportato in purezza, le coltivazioni sono ripartite e tutto il processo è stato standardizzato e regolarizzato da una disciplinare che ne tutela la biodiversità e la qualità. La fava di Fratte Rosa è diventata, al culmine di questo processo durato quasi 20 anni, un presidio Slow Food. Cosa significa? Slow Food è un’associazione di rilevanza mondiale nata in Italia, a Brà (CN), nel 1986 e ha come scopo quello di promuovere la filosofia del cibo “buono, pulito e giusto”.

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I presidi Slow Food sono più di 500 nel mondo e quasi la metà di questi sono italiani. Quando Slow Food crea un nuovo presidio vuol dire che si impegna ad aiutare quel prodotto a non morire, ovvero a non sparire dal mercato per colpa delle logiche delle industrie e della grande distribuzione. La tutela della biodiversità, del legame dei prodotti agroalimentari col territorio di origine e ovviamente della qualità e genuinità degli stessi è un’importante garanzia per chi come noi ama mangiare bene e sano.

Personalmente quando giro per fiere o sagre e vedo prodotti agroalimentari con logo di Slow Food mi fermo sempre a chiedere informazioni e spesso finisco per scoprire storie interessanti che parlano di amore per il territorio e passione che solo un paese come il nostro può dare. Ovviamente molti di quei prodotti finiscono poi per diventare nuove ricette, alcune di queste le trovare proprio su questa rivista, e vi confesso che uno degli ingredienti segreti è proprio l’amore che gli agricoltori "custodi” mettono nelle loro produzioni. 

 

 

 

Redazione Camperlife