I set cinematografici e le mete turistiche | Viaggiare in camper

Le fiction hanno sempre un grande seguito. Abbiamo quindi pensato di offrire agli appassionati di questo genere un itinerario che porta a conoscere le località in cui sono state ambientate alcune serie televisive. Località che, ovviamente, sono tra le più belle e scenografiche del nostro Paese

Sulle orme di Elisa
Chi è Elisa? "Elisa di Rivombrosa" è la protagonista della celebre fiction che ha appassionato milioni di spettatori. Proprio dal palcoscenico di questa serie parte il nostro viaggio, che segue il fil rouge delle fiction e che toccherà le location in cui sono state ambientate. Il punto di partenza dell'itinerario è il castello di Agliè, situato nell’omonimo comune della città metropolitana di Torino. Già presente nel XVI secolo, fu modificato nel 1667 dall’architetto reale Amedeo di Castellamonte su commissione del conte Filippo San Martino. Nel 1764 divenne proprietà del duca di Chiablese Benedetto Maria Maurizio di Savoia che lo fece ristrutturare dall’architetto Ignazio Birago di Borgaro. Dopo l’occupazione napoleonica, il castello ridivenne proprietà di Casa Savoia che, durante il regno di Carlo Felice, apportò una significativa e costosa ristrutturazione. Nel periodo tra il 1830 e il 1840 fu il giardino a essere radicalmente modificato per opera dell’architetto tedesco Xavier Kurten: furono infatti costruiti il grande lago, il laghetto e le isole che gli diedero l’aspetto romantico che ancora si può notare oggi. Attualmente il castello è proprietà dei Beni Culturali ed è stato registrato dall’Unesco nella lista del patrimonio Mondiale dell’Umanità. Il castello è visitabile e il percorso si snoda in ventiquattro sale e nel parco (polomusealepiemonte.beniculturali.it). Qui si possono ammirare il mulino, la cascina Valle, la lavanderia e l’Allea o la Mandria. Oltre alla fiction relativa a "Elisa di Rivombrosa", il castello è stato anche il set delle serie "la Bella e la Bestia" e "Maria Josè".

Dalla città ai monti
Ci spostiamo verso nord-est per visitare la località di San Candido (BZ), che è servita da ambientazione per la serie intitolata "Un Passo dal Cielo”. Situato all’interno del Parco Naturale delle Tre Cime, al di là dello spartiacque alpino, San Candido è attraversato dal fiume Drava, affluente del Danubio, e per questa particolarità, assieme al vicino comune di Sesto, non fa parte della regione geografica italiana. Possiede un pittoresco centro storico, con case dalla particolare architettura riscontrabile solamente in Austria o in Baviera. Il paese è ricco di strutture religiose, come la collegiata di San Candido, considerata il più importante monumento romanico di tutto il Sud Tirolo e la cui costruzione ebbe inizio nel 1043, o la chiesa del convento dei Francescani, edificata sul finire del Seicento seguendo i canoni della tradizione francescana, per cui le sue linee sono molto semplici e non concedono nulla ai fasti religiosi degli altri edifici sacri, come la chiesa parrocchiale di San Michele, originaria del XII secolo ma rimaneggiata in stile barocco nel 1735, il cui interno è talmente ricco di ornamenti che dal barocco sconfina nel rococò. Ultima ma non per qualità artistica è la cappella di Altötting e del Santo Sepolcro, costruita nel 1653 per volere dell’oste Georg Paprion dopo un pellegrinaggio in Terra Santa. La cappella è una copia in miniatura del Santo Sepolcro sul Calvario di Gerusalemme. Tra le architetture civili vale la pena di fare una breve passeggiata per vedere, almeno dall’esterno, l’edificio dei bagni databile alla metà del 1800, ma oramai in rovina perché in seguito alla Prima Guerra Mondiale lo stabilimento termale andò in declino e non furono trovati investitori che si assumessero l’onere di riportare il complesso allo splendore della Belle Epoque sud tirolese. Il castello da caccia si trova a nord del centro abitato ed è così chiamato in virtù della ricca collezione di trofei animali che custodisce. L’edificio fu costruito sulle rovine di un vecchio castello e dal 1939 al 1944 fu di proprietà del duca Pietro D’Acquarone, ministro della Real Casa. Le architetture militari sono rappresentate dalle caserme “Druso” e “Antonio Cantore”. La prima è in totale stato di abbandono, mentre nella seconda alloggia ancora parte del 6° Reggimento Alpini. La costruzione delle caserme avvenne per opera dell’Impero Austro Ungarico, ma in seguito alla Prima Guerra Mondiale divennero proprietà del demanio militare italiano ed è proprio per uno scopo difensivo che San Candido divenne italiano. Più nel dettaglio, per non lasciare le due caserme in mano all’impero, i vincitori spostarono il confine di qualche chilometro verso est. Tra gli edifici militari vanno ancora annoverati il Sacrario, che conserva le spoglie di duecento soldati morti durante il primo conflitto mondiale e il cimitero di Burg che, dopo il trasferimento delle salme dei soldati italiani e austriaci, venne abbandonato finché nel 2003 il luogo è stato recuperato con interventi molto ben riusciti. Coloro che hanno visto la fiction, ben ricorderanno che le vicende di “Un Passo dal Cielo” si svolgevano anche attorno a un lago dai colori caraibici. Si tratta di quello di Braies sulle cui sponde sorgeva la casa del protagonista. Il lago è una meta turistica molto gettonata: si trova infatti all’interno del parco naturale Fanes–Sennes e Braies ed è circondato su tre lati da cime dolomitiche tra cui la Croda del Becco. Oltre alla fiction già menzionata, Rai Storia ha trasmesso, il 28 dicembre 2016, la seconda parte della serie di documentari intitolati Speciali Storia – Ostaggi delle SS, una vicenda svoltasi appunto sul lago di Braies, nell’aprile 1945. Coloro che hanno assistito alla puntata saranno concordi nel confermare la disponibilità e l’aiuto prestato agli ostaggi da parte della popolazione locale, che ha scritto una pagina indelebile sul libro di storia della Seconda Guerra Mondiale.

Scendendo un po'
"Nebbie e Delitti" è una serie dal carattere poliziesco, interpretata da Natasha Stefanenko e Luca Barbareschi. È largamente ambientata a Ferrara, Patrimonio dell’Umanità dal 1995. Le parole non sono sufficienti per descrivere il valore artistico di ciò che la città racchiude all’interno del centro storico. La cosa migliore è rendersene conto con i propri occhi, effettuando un percorso di visita che, snodandosi tra le piazze più suggestive, permetta di toccare i punti di maggior pregio. Un itinerario che a noi pare logico è il seguente: piazza Trento e Trieste (il salotto buono e centro nevralgico della città nonchè sede del mercato cittadino e di numerose manifestazioni culturali), piazza della Cattedrale, piazza del Municipio, corso Martiri della Libertà, piazza Savonarola (delimitata dalla loggia dei Camerini, dal Palazzo Municipale e dalla via Coperta), piazzetta del castello, piazzetta Sant’Anna (nelle cui vicinanze si trova la cella del Tasso dove il poeta fu rinchiuso per pazzia), piazza Cortevecchia (che permette di raggiungere vicolo dei Duelli, di chiara impronta medievale) ed infine piazza Ariostea (che costituisce il capolinea del tour turistico). All’interno del perimetro descritto, gli spunti di visita sono molti e tutti abbisognano della giusta attenzione. Basti pensare che il perimetro da noi delimitato congloba ben 11 edifici di pregio, tra cui il castello Estense. E non abbiamo ancora menzionato le chiese, con la cattedrale in testa, i parchi, i musei e i teatri. Va da sé quindi che Ferrara merita molto più di una visita frettolosa.

Tappa nel parmense
"La Certosa di Parma", la fiction tratta dall’omonimo romanzo di Stendhal, ci porta in provincia di Parma e più precisamente a Soragna nella cui rocca sono stati girati gli interni della serie televisiva. La storia della rocca Meli Lupi è piuttosto articolata nel tempo: inizia nel 985 per opera del marchese Adalberto Pallavicino e si conclude praticamente nel 1805, quando la proprietà dei Meli Lupi, che l’acquisirono nel 1198, viene confermata nonostante il principato di Soragna fosse soppresso dagli editti napoleonici. Il castello è a pianta quadrangolare, con torrioni quadrati ad ogni angolo, mentre al centro della facciata si erge una quinta torre a protezione dell’entrata principale. Alla struttura, totalmente rivestita in laterizio, si accede tramite un ponte in muratura, costruito nel XVII secolo in sostituzione dell’originario ponte levatoio. Gli interni sono molto ricchi e si distinguono in tre settori: gli ambienti dell’ala destra in cui si contano tre sale, gli ambienti dell’ala centrale costituiti da sei sale, due gallerie ed una cappella e gli ambienti dell’ala sinistra che, oltre allo scalone d’onore, sono formati da tre gallerie e quattro sale. Il giardino ebbe i suoi natali nel 1542, quando gli scopi difensivi del complesso finalmente cessarono. Nel XVII secolo venne trasformato in giardino all’italiana su disegni dell’architetto Giovanni Battista Bettoli e nel 1781 venne ulteriormente ampliato. Nel 1833 venne definitivamente sistemato secondo l’aspetto attuale di giardino all’inglese dall’architetto Luigi Voghera. Il parco si raggiunge tramite uno scalone a doppia rampa che scende dalla sala del Bocchirale, sul retro del castello. Il complesso, che fa parte del circuito dell’Associazione dei Castelli del Ducato di Parma e Piacenza, è aperto al pubblico e possiede un percorso di visita oltremodo esauriente: risultano infatti visitabili ben diciannove ambienti, oltre al cortile centrale (www.roccadisoragna.it). Come tutti castelli che si rispettano, anche la Rocca di Soragna ha il suo fantasma ufficiale. Si tratta dello spettro di Cassanda Marinoni, moglie di Diofebo II Meli Lupi, più conosciuta come Donna Cenerina, che venne pugnalata, per motivi ereditari, dal cognato Giulio Anguissola. L’atroce delitto rimase stranamente impunito e da allora sembra che il suo fantasma appaia in occasioni particolari: per annunciare la morte di un suo discendente o qualora gli ospiti della rocca non le risultino graditi. Lo svolgimento della trama de "La Certosa di Parma" ci porta anche nel territorio comunale di Langhirano dov’è situato il castello di Torrechiara in cui furono ambientate le prigioni e la residenza di Clelia, figlia appunto del direttore del carcere. Sebbene le prime testimonianze della sua esistenza risalgano al 1259, il castello, così come lo vediamo ora, fu voluto da Pier Maria II de’ Rossi nel 1448. Lo scopo difensivo della struttura, con la tripla cerchia di mura e i quattro torrioni angolari, è del tutto evidente, anche se l’apparenza è spesso ingannatrice. Infatti il maniero, oltre allo scopo militare, era altresì adibito a elegante dimora per gli incontri galanti di Pier Maria con la sua amante, Bianca Pellegrini d’Arluno. Per tale motivo il de’ Rossi si rivolse ai più importanti artisti della zona, tra cui Benedetto Bembo che affrescò la famosa Camera d’Oro. Il castello è aperto al pubblico sin dagli inizi del XX secolo e fa parte del circuito dell’Associazione dei Castelli del Ducato di Parma e Piacenza. Il percorso di visita è piuttosto articolato in quanto, oltre agli spalti e alla corte d’onore, risultano visitabili numerose sale tutte divinamente affrescate e di notevole valore artistico. Va da sè quindi che il castello di Torrechiara è una meta imperdibile per gli appassionati di arte e, perchè no, anche per i “ghostbuster” in quanto, nelle notti di plenilunio, nei pressi del rio delle Favole, l’originaria strada di accesso al castello, è stato avvistato il fantasma di Pietro Maria II de’ Rossi che, ripetendo il motto “nunc et semper”, si aggira nell’affannosa ricerca della sua amata Bianca Pellegrini d’Arluno. Un’altra versione vuole invece che lo spettro sia il fantasma di una duchessa murata viva in un’epoca imprecisata. Tuttavia noi, inguaribili romantici, preferiamo di gran lunga la prima versione.

Il fascino di Gubbio
Un’altra serie che ha avuto un ottimo successo di pubblico è stata quella intitolata “Don Matteo”, con Terence Hill come protagonista. La serie fu girata prima a Gubbio e poi a Spoleto. La prima location è quella che l'ha tenuta a battesimo e quindi ci concentreremo su di essa. La cittadina è virtualmente un museo a cielo aperto in quanto è ricca di monumenti e di luoghi d’interesse equamente ripartiti tra architetture religiose, civili, siti archeologici e naturalistici. Tra gli edifici religiosi più prestigiosi elenchiamo la cattedrale dei Santi Mariano e Giacomo, costruita a partire dal 1190 su progetto di Giovanni da Gubbio. Terminata nel 1229, fu ampliata nel 1336 e a metà del XVI secolo. Aggiungiamo la chiesa di San Francesco risalente alla metà del XIII secolo e quella di Santa Maria della Vittoria databile al IX secolo, ma arricchita nel Quattrocento con delle decorazioni a fresco. Secondo tradizione, qui San Francesco ammansì il lupo. Le chiese di San Francesco della Pace, di San Giovanni Battista e di San Domenico risalgono rispettivamente al XVII secolo, al XIII e al 1180. Tra gli edifici a carattere civile vanno enumerati il Palazzo dei Consoli del XIV secolo, il Palazzo Pretorio, la cui costruzione iniziò nel 1349 e si completò nel XVII secolo, il Palazzo Ducale risalente a dopo il 1470, il Palazzo del Capitano del Popolo del XIII secolo ed il Palazzo del Bargello, risalente ai primi anni del 1300. Vistando Gubbio, non devono sfuggire i siti archeologici come il teatro romano del I secolo a.C., l’antiquarium e il mausoleo. Altra interessante curiosità di Gubbio è la diga che dà vita alla gola del Bottacione o dell’Iridio. Questa, costruita per sbarrare il torrente Camignano, è contemporanea dell’acquedotto medievale attribuito all’eugubino Matteo Gattaponi, un manufatto quindi da trattare con rispetto. Si ricorda inoltre che Gubbio è la patria dell’albero di Natale più grande del mondo e in occasione della sua accensione si organizza, il 7 e 8 dicembre, un Raduno Camper Nazionale (www.camperclubgubbio.it).

Rimanendo in Umbria...
"Carabinieri" è il nome della serie televisiva che andò in onda tra il 2002 e il 2008. Le prime sei stagioni sono ambientate a Città della Pieve. Quasi completamente medievale, è costruita per un buon 70% in mattoni, particolarità questa che si nota già da lontano, anche in virtù della sua posizione dominante. Date le premesse, è logico aspettarsi di vedere una città ricca di storia e architetture monumentali. Anche se le origini sono ancora sconosciute e probabilmente, prima di diventare cristiana, portava un altro nome, i numerosi ritrovamenti fanno pensare che Città della Pieve sia stata abitata dagli Etruschi e, successivamente, sia stata un municipio romano concesso da Silla ai suoi veterani dopo la vittoria riportata su Mario nella pianura della Chiana. Il Medioevo e il Rinascimento hanno lasciato tangibili testimonianze, come il Palazzo della Corgna, costruito tra il 1555 e il 1563 su progetto di Galeazzo Alessi e su commissione di Ascanio della Corgna. Ancora più antica è la Torre del Pubblico, la cui parte bassa risale sicuramente a prima dell’anno mille, mentre la parte superiore fu costruita tra la seconda metà del XIV secolo e la prima del XV. La Rocca venne invece edificata a partire dal 1326, in seguito ai disordini avvenuti nei primi decenni del XIV secolo. L’architettura religiosa è degnamente rappresentata dalla Cattedrale, che divenne tale dopo il 1600, dalla cripta posta proprio sotto l’abside ed edificata su un preesistente tempio pagano, e dal convento e dalla chiesa di San Francesco. A partire dal 1243 Federico II fece costruire nel territorio di Città della Pieve il borgo, oggi abbandonato, di Salci. Il borgo doveva servire come “cuscinetto” tra il Granducato di Toscana e lo Stato Pontificio e infatti, nel Medioevo, fu oggetto di aspre contese sino al 1497, quando finalmente si arrivò ad un accordo con il trattato di Monteleone. Recentemente è stato riconvertito per usi agricoli, ma non ha perso il suo carattere medievale e rimane comunque una località degna di una visita. Città della Pieve è anche famosa per “l’infiorata” che si tiene ogni anno, in occasione del solstizio d’estate, in onore di San Luigi Gonzaga, patrono del Terziere Casalino.

I tanti patrimoni di Nepi
"Le tre rose di Eva" è una fiction televisiva andata in onda nel 2012. L'ambientazione è stata ricreata nel comune di Nepi, in provincia di Viterbo. La leggenda vuole che a fondarlo sia stato il mitico Termo Larte 458 anni prima della fondazione di Roma. Tuttavia la prima notizia documentata della città si ha nel 383 a.C. Il nome Nepi deriverebbe dalla parola etrusca “nepa”, ovvero "acqua": il territorio è ricco di torrenti e fonti ferruginose, solforose, minerali e di solfatare. È ovvio che, con un passato così blasonato, Nepi abbia acquisito nei secoli innumerevoli manufatti: le vie cave, la necropoli di “tre ponti” e la catacomba di Santa Savinilla sono le tre strutture preromane e romane che i visitatori possono ammirare. Molto ricco è anche il patrimonio religioso che si sviluppa nelle innumerevoli chiese sparse nella città, come la Basilica Concattedrale di Santa Maria Assunta e Sant’Anastasio. Anche l’architettura civile è ben rappresentata dai diversi palazzi signorili. Uno dei luoghi più pittoreschi e suggestivi della cittadina è l’Acquedotto, terminato nel 1727. Da ultimo, da non perdere, le due cascate chiamate “Caduta del Picchio” che, combinate, formano un laghetto e un angolo di frescura davvero idilliaco.

Informazioni utili per il camperista

Dove sostare in camper

Si ringraziano Silvia Lanza (responsabile Ufficio Stampa Turismo Torino e provincia), Silvia Mazzucco (per la foto del castello di Agliè in copertina), Caroline Schäfer dell’Ufficio Turistico di San Candido, Stefan Egarter di Tre Cime Marketing, la Segreteria della Rocca di Soragna, la Dott.ssa Francesca Maffini (Ufficio Stampa dei Castelli del Ducato di Parma e Piacenza), la Dott. ssa Francesca Orsini ed E. Fagiani del Comune di Gubbio, Marco Possieri dell’Ufficio Attività Culturali di Città della Pieve

 

Roberto Serassio