Viaggio attraverso la terra dei Papi

Il Lazio è ricco di storia millenaria, il suo patrimonio artistico è notevole e di pregio. Esistono una miriade di borghi che raccontano la storia che ha caratterizzato questa regione. La Tuscia, in particolare, ha un patrimonio storico alle spalle che va dalla civiltà falisca al Medioevo ed oltre. 

Parlare del Lazio ed in particolare di alcuni borghi della provincia di Viterbo, che mi hanno colpito molto durante i miei viaggi, è un'impresa quasi ciclopica, per cui, essendo molti e essendo tutti meritevoli di citazione, ho pensato di fare una selezione basandomi su di una modalità alfabetica.

Infatti ho scelto un borgo per ogni lettera dell'alfabeto italiano, partendo con la “A” e terminando con la “V”.

Tuttavia, l'itinerario non si snoda secondo il criterio di scelta dei borghi, ma bensì secondo un percorso logico di visita che permetta di risparmiare chilometri e prezioso carburante.

Mi auguro che i lettori concordino con me sulle modalità di scelta e sulle scelte.

Tarquinia, Patrimonio dell'Umanità Unesco 

È principalmente conosciuta per il suo trascorso etrusco, ed è proprio da Tarconte, figura mitologica dell'olimpo etrusco che le deriva il nome.

Sono molti i monumenti lasciati da questo popolo che oggi si possono visitare.

Si comincia dalla necropoli con le sue ventidue tombe splendidamente affrescate che formano una pinacoteca ipogea, le cui pitture parietali riproducono uno spaccato della vita quotidiana di questo popolo.

Il percorso archeologico si sviluppa ulteriormente attraverso i tumuli della Doganaccia, posti sulle pendici meridionali del colle dei Monterozzi e meglio conosciuti come il Tumulo del Re e il Tumulo della Regina.

Poi ancora si continua attraverso il porto etrusco di Gravisca, la Civita sede e fulcro della primitiva Tarquinia, conosciuta come Tarkna, il complesso monumentale che corrispondeva ad una parte dell'antico abitato; la porta monumentale - l'unica finora scoperta - il santuario dell'Ara della Regina ed infine il Museo Archeologico Nazionale Tarquiniense, che custodisce un'importantissima collezione di reperti etruschi, tra cui alcuni affreschi che furono distaccati da tombe, le cui condizioni non erano ottimali per la conservazione delle pitture parietali.

A ciò si aggiungono i famosissimi cavalli alati che divennero il simbolo dell'odierna Tarquinia.

L'attuale cittadina, che sino al XVIII secolo era chiamata Corneto, cominciò a svilupparsi a partire dai secoli VI e VII sul luogo di una possibile preesistenza romana e, attraverso diverse vicende storiche giunse al 1922, anno in cui assunse il nome di Tarquinia.

È quindi logico che, essendo passata tra diverse ere, il suo patrimonio monumentale, religioso, civile e militare, sia molto ricco.

Tra gli edifici a carattere civile è un must visitare il palazzo Vitelleschi del secolo XV, con la sua cappella ed anticappella, la barriera San Giusto, il palazzetto di Santo Spirito del XV secolo, il palazzo dei Priori i cui edifici sono databili ai secoli XII e XIII, la torre dei Magistrati, coeva del palazzo dei priori, l'edificio in via degli Archi del secolo XII, palazzo Bruschi, di impronta rinascimentale, il palazzo Comunale del XIII secolo e il palazzo Vipereschi che acquisì la fisionomia attuale tra il 1775 ed il 1799.

Notevole è anche il patrimonio militare con la cinta muraria, la porta di Castello ed il torrione detto di Matilde di Canossa, la torre Barucci, la torre Draghi, torre Cialdi e torre Portaia della Maddalena.

Estremamente cospicua è anche l'architettura religiosa che si condensa in una quindicina di chiese, costruite in epoche che vanno dal 1100 al 1800. 

Blera

Blera è un borgo della Tuscia collinare che dista una trentina di chilometri da Tarquinia. Le sue origini risalgono ai secoli VIII – VII a.C. e questa datazione è confermata dalle numerose necropoli ritrovate attorno all'abitato.

Il caratteristico centro storico si è sviluppato lungo un asse centrale, corrispondente alle vie Roma e Claudia ed è proprio da questa direttrice che si diparte un intrico di vicoletti, impreziositi da scale esterne, i cosiddetti profferli, tipici della Tuscia. 

Via Roma è forse la più ricca delle due ed è su questa arteria che si affacciano gli edifici più significativi, come la porta Marina, palazzo Colonna e la chiesa di Santa Maria Assunta.

Da notare anche le abitazioni, costruite in tufo, che donano all'ambiente quel tocco di antico che sempre affascina i visitatori.

Altresì interessante, e che si fa bene a non perdere, è l'insieme di grotte e cunicoli scavati nel tufo, che in passato venivano utilizzati come magazzini e per altri scopi agricoli.

Come ho accennato precedentemente, Blera è anche al centro di una zona archeologica di sicuro interesse, per cui è doveroso non perdersi qualcuna delle necropoli etrusche presenti sul suo territorio.

Sono parecchie per cui non c'è che l'imbarazzo della scelta, io mi sento di consigliare quelle di Pian del Vescovo e di San Giovenale.

Suggerirei ancora di fare visita alla tagliata, chiamata “Cava Buia” e magari percorrere per un tratto il “Cammino degli Etruschi” per ammirare le sorprese che esso ci riserva, sia dal punto archeologico che naturalistico.

Nepi

Credo che Nepi sia molto ben conosciuta, se non altro per la pubblicità televisiva della sua acqua.

Tuttavia, anche se importante, l'acqua è solamente una delle peculiarità di questa località che, secondo la leggenda, fu fondata dal mitico Termo Larte nel 458 a.C. In realtà i reperti archeologici scoperti dimostrano che vi furono insediamenti precedenti.

Ad ogni modo, qualsiasi sia l'anno della sua fondazione, non toglie nulla a ciò che si può ammirare oggi, a cominciare dalle chiese, come quella di San Tolomeo il cui nucleo originale è del 950 e quella di San Pietro Apostolo di origini trecentesche, per proseguire con i palazzi storici tra cui cito i seguenti: Sansoni, Pisani, Savi, Floridi e Melata e terminare con le architetture militari tipo la rocca dei Borgia, i bastioni Farnesiani, le torri medievali e le case torri.

Dopo questo excursus, la visita di Nepi si potrebbe considerare conclusa, tuttavia rimane ancora una chicca: l'acquedotto, opera idraulica terminata nel 1727 che costituisce uno degli angoli più pittoreschi di tutta la città.

Calcata

Adagiato su di uno sperone roccioso che si erge imponente sul vuoto, il borgo medievale di Calcata si mostra al visitatore in tutta la sua magnificenza.

Sebbene la località fosse già abitata in era preistorica, non si hanno notizie certe sulle sue origini, anche se si è a conoscenza che la zona divenne un'importante testa di ponte della civiltà falisca, affine, ma non assimilabile a quella etrusca.

Il toponimo Calcata venne citato in epoca molto più tarda e precisamente in un documento del 772, tuttavia sono visibili alcuni ruderi di insediamenti altomedievali, come quello di Santa Maria.

Essendosi gradualmente spopolato in seguito ai crolli della rupe tufacea, il borgo venne destinato, nei primi anni del dopoguerra alla totale demolizione.

Fortunatamente per noi la cosa non avvenne a causa di un cavillo burocratico, ma essendosi comunque spopolata totalmente, venne chiamato “il paese che muore”, come la più nota Civita di Bagnoregio.

Negli anni sessanta del secolo scorso però il borgo fu riscoperto e ripopolato da artisti, artigiani ed intellettuali alla ricerca di una vita semplice e genuina e quest'azione decretò la fortuna odierna di Calcata perché attira costantemente un buon numero di visitatori che vogliono vivere un'esperienza fuori dai canoni.

Gli unici monumenti, nell'accezione comune del termine, sono il castello degli Anguillara e la seicentesca chiesa del SS Nome di Gesù. 

Tuttavia, se vogliamo ampliare il significato del termine, allora è indubbio che tutto l'abitato sia un monumento con il suo dedalo di viuzze, le sue case ricoperte di licheni multicolori, alcune costruite in muratura, altre scavate nel tufo, con le botteghe ed i laboratori artistici ed artigianali.

Riassumendo in poche parole la fisionomia di Calcata, posso solamente dire che non è un paese “normale” ed infatti l'integrazione dei caratteri dell'epoca falisca e medievale, con i recenti restauri, ha dato vita ad un insieme dalla fisionomia estremamente piacevole, ma diversa da ciò che normalmente ci si aspetta visitando un borgo antico.

Le parole sono insufficienti, bisogna visitarlo.

Chia

Chia, splendido borgo posto su di una collina nel cuore della Tuscia, fu abitato sin dall'antichità, come dimostrano i diversi siti archeologici, come quello di Santa Cecilia.

Attualmente il paese si presenta con un nucleo antico al quale gradualmente si sono aggiunte altre case più moderne, senza però alterarne più di tanto l'aspetto originale.

La visita del borgo non può che iniziare dalla parte rinascimentale con la chiesa della Madonna delle Grazie completata nel 1623. Superata questa, ci si immerge in un dedalo di vicoletti che costituiscono la caratteristica principale del paesino.

Chia fu particolarmente cara a Pier Paolo Pasolini che la elesse come sua seconda dimora, acquistando e restaurando qui un'antica torre.

Nei dintorni vale ancora la pena di visitare le cascate di Fosso Castello, considerate le più belle della Tuscia e magari anche percorrere le gole formate da questo torrente. Si tratta di un percorso di circa sette chilometri che porta il visitatore a scoprire un angolo di natura ricco di misticismo e di bellezza unica.

Mugnano in Teverina

È una piccola frazione di Bomarzo che sorge su di uno sperone di tufo a ridosso del Tevere. Benché alcuni indizi dimostrino che essa fu già abitata nel periodo etrusco, le prime notizie che la riguardano risalgono solamente al Medioevo.

Anche se possiede alcune architetture degne di rilievo, come la chiesa dei Santi Vincenzo e Liberato, quelle di Santa Lucia, di San Rocco e del cimitero, palazzo Orsini del XIV secolo e la torre di Mugnano dell'inizio del 1300, ciò che colpisce maggiormente il visitatore è senza dubbio tutto l'insieme del borgo che, come gli altri che abbiamo visitato precedentemente, costituisce un'attrattiva di forte richiamo per tutti coloro che si recano a visitare la Tuscia.

Montefiascone

Montefiascone, situato nella parte sud orientale dei monti Volsini, a 600 metri di altitudine, è considerato il balcone della Tuscia, infatti dai suoi punti panoramici si ha una vista strepitosa sul lago di Bolsena e sul territorio circostante. 

Le prime testimonianze scritte dell'esistenza della cittadina risalgono all'853 in un documento redatto da Papa Leone IV, tuttavia si pensa che abbia origini più antiche, grazie alla colonizzazione effettuata dai Falisci, tanto è vero che lo stesso toponimo sembra dovuto a “mons faliscorum”, monte dei Falisci appunto.

Il centro storico è ricco di testimonianze significative del passato di Montefiascone, a cominciare dai luoghi di culto come la chiesa di San Flaviano al cui interno custodisce importanti affreschi del XIV e XV secolo e la tomba di Johannes Defuk, personaggio che fu al centro della leggenda relativa al vino Est! Est!! Est!!! Al proposito va ricordato che tutto il territorio è ricco di tufo, terreno molto favorevole per lo sviluppo della vite e di conseguenza per la produzione del vino.

Simbolo della cittadina è però la cattedrale di Santa Margherita che si mostra in tutta la sua maestosità anche grazie alla sua cupola, mentre il monumento più visitato è la Rocca dei Papi, costruita nel XII secolo, sotto il papato di Innocenzo III.

La sua costruzione fu determinata dalle invasioni dei normanni e dei saraceni che costrinsero molti pontefici a fuggire da Roma e a costruirsi un rifugio sicuro a Montefiascone.

Vitorchiano

Venire in Tuscia e non visitare il borgo di Vitorchiano è un peccato mortale.

In realtà è peccato mortale non visitare tutti i borghi storici del viterbese, ma lo spazio ed il tempo sono tiranni, per cui è d'uopo fare una selezione, così come abbiamo fatto noi.

A Vitorchiano, ciò che si nota maggiormente avvicinandosi è il coloro grigio del peperino usato con dovizia per la costruzione degli edifici. Inoltrandosi poi nel borgo l'attenzione viene catturata da una quantità impressionante di vicoletti, archi, profferli, suggestive piazzette e Belvedere che si affacciano sulla forra del Fosso Acqua Fredda.

Approcciandosi al borgo si scoprono le imponenti mura, edificate intorno al 1200, che delimitano a sud il borgo antico.

La loro lunghezza si sviluppa per 250 metri e sono periodicamente interrotte da torri a base quadrata e da due torrioni cilindrici, posti sul lato est ed ovest dell'abitato.

La porta d'ingresso al centro storico, porta Romana, posta nella torre centrale è l'unico ingresso alla parte medievale e, varcata questa, il visitatore si trova davanti agli occhi i monumenti più significativi di Vitorchiano: la chiesa della Trinità o Sant'Amanzio, con il suo campanile, l'ex chiesa di San Giovanni Battista, quella di Santa Maria Assunta, la casa del Podestà, il palazzo Comunale e, fuori porta, il monastero di Santa Maria delle Grazie.

Valentano

Sui monti Cimini e a pochissimi chilometri dal lago di Bolsena, sorge Valentano il cui aspetto urbano non è dissimile dai borghi visitati sinora: tipiche case in tufo poste in un contesto verdeggiante.

Seppur abitato in tempi più remoti, il toponimo comparve per la prima volta nell'813 nel “registro di Farfa”. 

Pur non essendo blasonato come i borghi con cui confina, vale a dire Civita di Bagnoregio e Bolsena, offre comunque interessanti spunti di visita, grazie ai suoi monumenti ed ai pittoreschi scorci del centro storico.

Tra i suoi edifici più rappresentativi emergono le innumerevoli chiese, poste sia “intra muros” che “extra muros” di cui segnaliamo la collegiata di San Giovanni Apostolo ed Evangelista del XII secolo, la chiesa di Santa Maria del XV e quella di Santa Croce.

Non mancano tuttavia alcuni palazzi ed architetture storiche, come il palazzo del Comune, il palazzo dei Vitozzi, palazzo Cruciani e porta Magenta, detta anche del Mascherone, in virtù della faccia scolpita sulla sommità.

Gradoli

“Castrum Gradolorum”, l'attuale Gradoli, è conosciuta sin dal lontano 1113, quando era una delle proprietà di Matilde di Canossa.

Successivamente venne donata al papato che vi costruì un maestoso castello, oggi non più esistente, salvo una torre cilindrica inglobata in una casa privata. 

Il toponimo Gradoli deriva appunto dalla scala, “gradus” in latino, che consentiva l'accesso al castello. 

I monumenti più significativi sono il cinquecentesco palazzo Farnese, progettato da Antonio Sangallo il Giovane e la vicina collegiata di Santa Maria Maddalena, citata già nel XII secolo.

Si può però tranquillamente dire che la vera bellezza di Gradoli risiede nelle suggestioni che il centro storico è in grado di offrire e che permette al visitatore di godere della storia, della natura e, perché no, delle leggende relative a questo bel borgo.

Acquapendente

Acquapendente, ultimo borgo che visiteremo in questo viaggio, non ha né origini etrusche, né romane, ma medievali e più precisamente nel 964, quando Ottone I vi costruì un castello.

Benché il borgo sia di dimensioni ridotte, custodisce un patrimonio monumentale piuttosto importante di cui vale la pena citare la cattedrale del Santo Sepolcro, così chiamata perché all'interno custodisce una pietra insanguinata che tradizione vuole proveniente dal sepolcro di Gerusalemme.

L'edificio fu costruito tra il X e l'XI secolo e sebbene sia di forma romanica, presenta una facciata barocca.

Altre strutture religiose importanti sono la chiesa di San Francesco e quella di Santo Stefano, ricostruita dopo l'ultima guerra. 

Un'altra particolarità di Acquapendente sono le torri, tra cui la torre Julia de Jacopo e quella dell'Orologio, anche detta del Barbarossa.

Ad arricchire ulteriormente il patrimonio artistico della cittadina ci pensa un buon numero di palazzi il cui rilievo architettonico è notevole. Palazzo Visconti e Palazzo Comunale sono solamente due di quelli che popolano il centro storico, ma il visitatore, passeggiando nel borgo, ne scoprirà altri che non mancheranno di gratificare la sua visita.

Per chi avesse ancora un po' di tempo, vale la pena allungare la propria visita ai dintorni di Acquapendente, dove si trova Torre Alfina (frazione del comune di Acquapendente), a circa 10 km, piccolo e delizioso borgo dominato da un incantevole castello da cui il piccolo borgo (classificato tra i più belli d’Italia) prende il nome. 

Tra l’altro, proprio alla base dell’abitato dominato dalla Torre, esiste un comodo parcheggio anche per camper. 

APPUNTI DI VIAGGIO 

Dove sostare

Tarquinia

Parcheggio, Via Montana, Tarquinia, 

GPS: Lat: 42.252787 – Long: 11.759533

Blera

Area Comunale, Via Monte Romano, Blera, GPS: Lat: 42.26643 – Long: 12.02390, Tel.: +39761470418

Nepi

Parcheggio, Piazzale della Bottata, Nepi, GPS: Lat: 42.242903 – Long: 12.343947

Calcata

Parcheggio, Via Circonvallazione, Calcata Nuova, 

GPS: Lat: 42.21952 – Long: 12.42617

Chia, Mugnano in Teverina

Parcheggio Comunale Via Monte Bianco, Bomarzo, 

Gps: Lat: 42.48470 – Long: 12.24980

Montefiascone

Area Cooperativa Vinicola Est, Via Grilli 2, 

Montefiascone, GPS: Lat: 42.53368 – Long: 12.04260, 

tel.: +390761826148

Valentano

Parcheggio camper “San Magno”, Strada Provinciale 114, Gradoli, GPS: Lat:42.599941 – Long: 11.865674

Gradoli

Parcheggio Camper San Magno, Strada di Gradoli [SP114] km 6.137, GPS: 42.59985 - 11.86573, tel.:+393490936431, Mail:

Acquapendente

Area Comunale, Via Campo Boario, Acquapendente, GPS: Lat: 42.74211 – Long: 11.86265 

Roberto Serassio